Dirò una cosa che sarà percepita come nettamente impopolare da molti, ma che è tutt’altro che antipopolare: deve calare il silenzio stampa sui femminicidi, esattamente com’è accaduto con i suicidi da molto tempo a questa parte. Non si tratta di censura o autocensura, oppure di un occultamento sulla violenza sulle donne e le terribili e inaccettabili uccisioni; no! Ma la conoscibilità dei dati, per un periodo, dovrebbe essere solo appannaggio degli addetti ai lavori e le notizie dovrebbero sparire dalla cronaca giornaliera come tristemente viene esposto adesso, caso per caso. Si tratta di spezzare alla radice l’odioso fenomeno dell’emulazione, esattamente come accadde con i suicidi, in particolare delle persone giovani, anni addietro. E contemporaneamente moltiplicare e moltiplicare tutte le strategie disponibili per prevenire la violenza sulle donne: accelerazione massima dei codici rossi negli ospedali e presso le procure, attivarne di nuovi, maggiore sostegno ai centri antiviolenza e moltiplicazione delle case rifugio e dei sostegni alle vittime. Sono sempre più frequenti i femminicidi, seguito dal suicidio del compagno/marito/convivente violento, questo prova che il punto non verte tanto sulle pene carcerarie, le punizioni o la stigmatizzazione di questo comportamento. È un problema sociale che riguarda molto l’universo maschile e la cultura; qui bisogna moltiplicare gli sforzi per superare la cultura della violenza.
Ai tempi della sparizione dalle notizie di cronaca giornaliera dei casi di suicidi giovanili ci fu un grande dibattito su come contemperare diritti di rango costituzionale quali il diritto ad essere informati, il diritto/dovere di informare, il fenomeno della censura e dell’autocensura dei mezzi di informazione. Cautamente prevalse la strategia di abbassare gradualmente l’attenzione della cronaca giornalistica giornaliera sui fenomeni suicidari giovanili e questi calarono per via dello scollegamento dell’effetto emulativo, ovvero giovani in particolari difficoltà e fragilità psicologica, che bombardati dalle notizie quotidiane sulle tragedie dei propri coetanei, suicidi, li invogliavano a sciogliere le ultime riserve per poi togliersi la vita anche loro. Personalmente penso che in questo momento questo effetto emulativo stia avvenendo anche con i femminicidi e non possiamo stare a guardare le donne morire in questo modo senza neanche interrogarci su questo aspetto del problema. Io, in tutto quello che sta accadendo, vedo una spinta emulativa che dev’essere frenata.
È necessaria anche un’analisi critica dei dati sui femminicidi, ma su questo aspetto non voglio dilungarmi, in questo momento. Questo è quello che penso.
Ora, le/i più accanite/i e ideologizzate/i, che mi spellino pure, vivo; pronto ad accettarlo.